
In ricordo di Giuseppe Cruciani Fabozzi (1945-2023)
Dall’8 novembre di quest’anno, Giuseppe Cruciani Fabozzi, per gli amici Beppe, non è più tra noi… si è spento dopo una lunga e difficile malattia affrontata con grande dignità nella sua casa di Firenze che guarda ai verdi giardini di Boboli.
Beppe si era laureato a Firenze nel 1971, allievo e collaboratore del prof. Piero Sanpaolesi, inizia la sua carriera come Professore Associato presso l’Ateneo fiorentino, che lascerà nel 1994 perché chiamato al Politecnico di Milano a ricoprire il posto di Professore di Prima Fascia. In questa sede, insegna presso il Dottorato di Ricerca in Conservazione dei Beni Architettonici e Ambientali e nella Scuola di Specializzazione in Restauro dei Monumenti. Quattro anni dopo rientra nella sua Firenze dove, parallelamente ai corsi ordinari, si impegnerà con la consueta determinazione e passione nel Dottorato di Ricerca in Materiali e strutture per l’architettura e nel Centro di Ateneo per i Beni Culturali, divenendo, nel 2006, coordinatore del Master di 2° livello in Restauro, protezione e sicurezza degli edifici storici e monumentali.
Sebbene avesse deciso di cessare, forse troppo presto, la sua attività istituzionale – aveva solo sessantadue anni -, Beppe continua ad insegnare nelle Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali e di Ingegneria di Firenze, e in quelle di Architettura a Parma e Ascoli Piceno, tenendo corsi e lezioni a Santo Domingo (2011) e in Argentina (2013).
Storico dell’architettura, teorico del restauro, architetto esperto Unesco, era stato tra i primi Soci onorari della nostra Società scientifica SIRA; accademico Ordinario dell’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze, era felice di essere stato eletto al massimo ruolo di Emerito nell’ottobre di quest’anno.
Beppe è sempre stato una persona di sana curiosità, curiosità che è alla base di ogni ricerca.
Colto studioso, durante la sua carriera aveva collaborato a storiche riviste di architettura come Psicon diretta da Eugenio Battisti e ‘Ananke fondata dall’amico Marco Dezzi Bardeschi; aveva pubblicato monografie – anche se non darà mai alle stampe il suo “ Aporie del restauro” che solo pochi hanno avuto la fortuna di leggere -, scritto capitoli di volumi e saggi sull’architettura fortificata, su quella della Controriforma, sul Neoclassicismo, sull’ingegneria e l’urbanistica dell’Ottocento, sulla storia del restauro e su problemi di conservazione del patrimonio con spirito critico e aperto alla contemporaneità.
Sin dai primi anni della sua carriera universitaria aveva svolto attività professionale – in quegli anni era permesso ai professori – trasformando ogni occasione di lavoro in momento di ricerca o di sperimentazione come nel caso della redazione del Piano Particolareggiato di Certaldo Alto (1975) assunto dalla Regione Toscana fra le iniziative pilota di salvaguardia e riqualificazione dei centri storici. Un piano redatto con l’amico di sempre, ‘il Dezzi’, con cui condividerà momenti significativi della sua vita privata e professionale.
Professionista colto e sempre aggiornato, Beppe è stato incaricato più volte dal Ministero della Cultura di svolgere indagini e rilievi su importanti complessi monumentali (Castello Bufalini a S. Giustino Umbro, Palazzo dei Priori e Chiesa di S. Francesco al Prato a Perugia, Palazzo Ducale di Urbino, Basilica della S. Casa a Loreto) partecipando – ci teneva a ricordarlo – agli studi per la nuova sistemazione della Galleria Nazionale dell’Umbria e alla Commissione Tecnica per le Mura di Urbino. In veste di progettista e direttore dei lavori lavorò per Enti e Pubbliche amministrazioni in più parti d’Italia, dalle Marche alla Toscana, dalla Lombardia alla Puglia, realizzando raffinati interventi di conservazione e restauro su rocche, cinte murarie, palazzi, chiese e complessi conventuali testimoniando sul campo e coerentemente quanto aveva insegnato nelle aule dell’Università.
Beppe è stato personaggio instancabile, dall’entusiasmo a volte fanciullesco. Ce lo ricordiamo attento osservatore e gran lavoratore, pronto ad affrontare concorsi e progetti – e ne fece davvero tanti – lavorando se necessario anche fino a notte fonda con chi, come chi scrive, aveva avuto la fortuna di incontralo nelle aule universitarie e di essere poi stato da lui coinvolto in queste imprese.
‘Nobiluomo marchigiano’, come scrive di lui un suo caro amico – la sua famiglia proveniva da diverse parti d’Italia ma si era fermata ad Amandola nelle Marche – era una sorpresa continua. Intellettuale, sempre volto ad ampliare i suoi orizzonti di osservazione, il suo sapere spaziava dalle arti visive al cinema, di cui era grande e appassionato conoscitore! Amava la letteratura e la musica classica che gli sono state di incredibile conforto in questi ultimi anni di malattia.
Aveva un bel parlare, Beppe, vivace e coinvolgente. Spesso ironico con gli altri e con sé stesso, lo ricordiamo sempre con un sorriso di simpatia per tutti. Parlava e sorrideva insieme che è cordialità e garbo nel fare. Nello stesso modo insegnava in aula, in studio, in cantiere… a tavola.
Generoso e disponibile è stato una ricchezza per chi lo ha conosciuto e frequentato. Spirito libero e indipendente, ha indicato la strada a molti di noi, ma senza imposizioni o costrizioni e nel più totale rispetto di quelle che sarebbero state le nostre scelte.
Ci mancherà la sua lezione, ci mancherà il suo sguardo ironico, divenuto malinconico negli ultimi anni di malattia, ci mancherà il suo sorriso.
Grazie Beppe!
Andrea Ugolini
(Foto di Adriano Bartolozzi)
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