In ricordo di Giovanni Carbonara (1942-2023)

Feb 2, 2023 | comunicazioni, in evidenza

Professore emerito di Restauro Architettonico, Giovanni Carbonara ci ha lasciati il primo giorno di febbraio, troppo presto, ancora nel pieno di quella attività di studio e ricerca che aveva sempre coltivato e che aveva intensificato da quando aveva lasciato l’insegnamento alla Sapienza.
Per chi era stato suo allievo è il Professore, e per chi si occupa di restauro in Italia, allievo o no, è una presenza amica che attraverso le sue tante pubblicazioni, dalle prime riflessioni disciplinari del piccolo “La reintegrazione dell’immagine” al monumentale e diffusissimo “Trattato di restauro architettonico”, aiuta a comprendere le mille sfaccettature di una disciplina complessa – umanistica e tecnica allo stesso tempo – con la quale si possono acquisire gli strumenti di metodo, tra teoria e pratica, per restaurare gli edifici che sono parte del patrimonio culturale, garantendone la trasmissione al futuro.
Credo che ben pochi tra gli architetti che praticano il restauro non lo conoscessero, anche perché per tutta la vita Gianni ha vissuto il ruolo di professore all’interno di un più ampio impegno di studioso ed esperto che lo ha condotto in ogni angolo d’Italia, invitato a partecipare a convegni, seminari, lezioni, comitati scientifici, commissioni: un impegno costante, nutrito dalla profonda competenza continuamente aggiornata e vivificata nel contatto con il mondo professionale ed i temi posti da una realtà della tutela in continuo movimento.
I suoi corsi alla Scuola di Specializzazione spaziavano dagli aspetti teorici agli argomenti a base tecnico-operativa, in un susseguirsi sempre ricco di esempi e suggestioni, di inviti a studiare in profondità genesi culturale e vicende storiche dell’opera su cui si interviene, ed a ponderare con cautela le scelte che chi progetta non può e non deve eludere; spiegava con il suo tipici modi pacati che il restauro va interpretato come un processo critico rivolto alla conservazione delle valenze storiche e materiali dei manufatti, ma che valuta criticamente, là dove necessario, possibili modificazioni; che nel restauro confronto e dialogo con chi manifesta istanze non coincidenti con il nostro punto di vista costituiscono un arricchimento, e che la contrapposizione ideologica non va perseguita; che il restauro è continua ricerca, dall’archivio alla pratica di cantiere.
Era dotato di una particolare autorevolezza, fatta anche di semplicità, che insieme al tratto per natura gentile e paziente lo ha reso davvero speciale anche dal punto di vista umano. Un vero, grande Maestro, che gli allievi hanno sempre considerato il punto di riferimento al quale rivolgersi non solo per concludere gli studi, ma anche quando entrati ormai nella vita professionale, sentivano il bisogno di un confronto, un consiglio, insomma dell’esperienza e dell’equilibrio del Professore. Il quale, peraltro, si interessava ai casi che gli venivano sottoposti con curiosità e con l’entusiasmo di chi è felice di addentrarsi in una nuova esperienza, complessa o semplice che sia, da risolvere mettendosi in relazione dialogica con l’interlocutore che lui considerava semplicemente un collega.
Ho fatto parte di quegli allievi e mi sento privilegiata per aver avuto innumerevoli occasioni, sempre più intense con il passare degli anni, di coinvolgerlo e lavorare con lui scoprendo tra l’altro inediti aspetti dei suoi interessi di studio, come la mai sopita passione per la storia dell’architettura romanica e gotica.
Oltre che il mondo universitario, molto deve all’infaticabile Gianni Carbonara anche quello che oggi si chiama Ministero della Cultura, per il quale non solo è stato per molti anni presidente del Comitato tecnico scientifico per i beni architettonici e il paesaggio e componente del Consiglio superiore dei beni culturali, ma collaboratore generoso ed attento in gruppi di lavoro, commissioni scientifiche e di concorso, rappresentanze, comitati.
Nell’impossibilità di elencare anche solo i consessi più significativi, mi limito a ricordare quello spinosissimo Comitato tecnico scientifico presso il Commissario al terremoto del centro Italia al quale verso la fine del 2017 gli avevo chiesto di partecipare insieme alla delegazione MiC, per portare le ragioni della tutela del patrimonio nel contesto delle norme per la ricostruzione a quel tempo in corso di elaborazione. Si era trovato in grande difficoltà per lo scarso ascolto che al gruppo MiC era riservato nel CTS e quella situazione gli aveva procurato una grande amarezza, ma aveva continuato a partecipare assiduamente alle riunioni e a combattere affinché la tutela dei centri antichi, del paesaggio, della storia dei luoghi delle comunità colpite non fosse del tutto emarginata nella ricostruzione.
Grazie Professore, grazie Maestro, per questo, per i tuoi insegnamenti, e per averci sempre aiutati nella difesa del patrimonio culturale italiano.

Carla Di Francesco

 

 

 

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